“I tempi sono disastrosi. Perciò dove sono i sacerdoti di cui abbiamo disperatamente bisogno perché ci guidino?”(Anthony Esolen)
Ma la Chiesa avrà sacerdoti del calibro richiesto?
Robert Bork, nella sua magistrale analisi del collasso dell’Occidente, Slouching towards Gomorrah: Modern Liberalism and American Decline (Andando verso Gomorra: il Liberalismo Moderno e il Declino Americano) conclude dicendo di vedere solo quattro eventi che possono portare ad“un rinnovo morale e spirituale”: “una rinascita religiosa, la rinascita del discorso pubblico sulla moralità, une guerra cataclismica o una profonda depressione economica”.
L’autore, che era ebreo e si convertì al Cattolicesimo dopo aver scritto questo libro, voleva dire con l’espressione “rinascita religiosa” un rinascimento della religione soprattutto tra i Cristiani. Tuttavia, l’influenza di un tale rinvigorimento cristiano della civiltà dipende necessariamente dalla rinascita di una pratica religiosa tra i cattolici, sia per la natura altamente sviluppata della dottrina sociale cattolica sia per la loro forza demografica.
Tuttavia, un grande punto interrogativo incombe su una tale rinascita all’interno della Chiesa perché ogni rinascita di questo tipo dipende dalla forza della leadership ecclesiastica: i sacerdoti. La Chiesa, come ogni altra organizzazione, dipende per il suo dinamismo da “minoranze creative” le quali o sorgono all’interno della leadership o sono comunque influenzate da essa. Questi centri di iniziativa sono vitali per il rinascimento della vitalità Cattolica e l’emergenza di soluzioni per i complessi problemi socio-politici che affliggono la civiltà.
La leadership gerarchicadei sacerdoti deve perciò corrispondere al loro prestigio morale ed intellettuale Cristiano. Ai preti verso i quali i laici rivolgono spontaneamente lo sguardo per una tale leadership, sperando di trovare uomini che cammineranno al loro fianco su questo nuovo cammino pericoloso di ciò che è diventato il “territorio occupato dal nemico”.
Con l’ordinazione noi sacerdoti abbiamo la leadership – ma cosa ne facciamo?Come la esercitiamo? Siamo pienamente coscienti di averla? Queste sono le domande le cui risposte sono fertili dei destini della Chiesa e della civiltà – e soprattutto, delle anime– in questo pericoloso incrocio storico.
In questo momento in cui ogni cosa è in ballo nel grandioso scontro tra civiltà e anti-civiltà, è tempo per noi sacerdoti e seminaristi di ascoltare il clamore dell’umanità, di riconoscere che nella provvidenza di Dio siamo stati chiamati ad essere preti ora, in questo preciso momento storico per guidareil popolo di Dio. E’ tempo di elevare il livello della nostra missione, di accettare l’invito ad essere rivoluzionari della “rivoluzione di Dio” (Papa Benedetto XVI).
Ciò deve cominciare con una rivoluzione interiore: dobbiamo rovesciare ogni ancien régimedi un governo decadente all’interno delle nostre anime – mediocrità, tiepide ambizioni, aspirazioni senza passione, pigrizia, lussuria e orgoglio. Poi saremo guardiani impetuosi della città: “Figliuol d’uomo, io t’ho stabilito come sentinella nella casa di Israele; e quando tu udrai dalla mia bocca una parola, tu li avvertirai da parte mia.” (Ezechiele 3:17).
Il guardiano delle mura della città sa che per prima cosa deve guardare se stesso per poter essere lungimirante e decisivo per la città. Egli forma i muscoli interni del sacerdote-guerriero attraverso l’auto-conquista su base quotidiana, formando instancabilmente le caratteristiche in un leader robusto, pronto a rinunciare ai passatempi civili inappropriati per dei soldati che sorvegliano i bastioni. Un tale regime militare implica un pensiero profondo e quotidiano sulla presenza di Dio (preghiera mentale), letture selettive, conversazioni stimolanti e studi con gli antichi maestri. Si, è quindi pesante il mantello del sacerdozio sulle spalle di coloro che sanno cosa hanno indossato!
Per questo motivo, la Chiesa dipende dai preti per il compimento della sua missione; il peso della responsabilità è riposto sulle spalle dei preti; le glorie e le catastrofi della Chiesa dipenderanno fortemente dalla loro fedeltà e dalla loro slealtà; il loro ruolo è primario ed insostituibile. Per questo se il sacerdozio è sano, la Chiesa fiorisce; se è ferito, l’intera Chiesa sanguina – ma non solo la Chiesa ma tutta l’umanità insieme ad essa.
Anche se la Chiesa ha promesso che le porte dell’inferno non resisteranno, è una promessa di ciò che accadrà tanto quanto di ciò che non accadrà; una promessa di “infallibilità”, dell’incapacità della Chiesa di commettere errori in materia di fede e dottrina e della sua abilità di resistere nel senso di sopravvivere fino al Suo Secondo Avvento. Ma non è una garanzia di progresso ed espansione senza fine nello stile hegeliano.
Perciò Dio aveva lasciato che le fortune della Chiesa crescessero e scemassero quasicome ogni altro gruppo puramente umano: largamente dipendente dai ranghi della leadership in ogni tempo e luogo, dalla collaborazione delle capacità naturali del sacerdote in termini di intelletto, immaginazione, iniziativa, coraggio e integrità con il potere sovrannaturale della grazia. Come ci ricorda la placca nella Chiesa di San Giuseppe sul Campidoglio a Washington: “Il Vangelo deve essere recitato dagli uomini; gli angeli hanno altri compiti.”
Non c’è niente di egalitario nella marcia della storia che si mostra sempre – come notò Christopher Dawson – contemporaneamente aristocratica e rivoluzionaria che porta progresso o declino sulla sua scia secondo la presenza o assenza di individui eccezionali che esercitano la loro intelligenza e libertà nella leadership.
Il calibro degli individui è dunque decisivo. Sebbene il sacerdozio cattolico come molti altri ruoli di leadership sia configurato in un modo per il quale la funzione può essere esercitata con un minimo di qualifiche necessarie – dopo tutto, i sacramenti funzionano ex opere operato – nonostante ciò, è evidente che più alto è il calibro del leader che incarna gli ideali dell’istituzione, più grande sarà l’istituzione, più celere il suo progresso, più penetrante e duratura la sua influenza.
In quanto leader nella Chiesa, il prete è chiamato ad ispirare nella gioventù cattolica l’aspirazione a creare una nuova civiltà, una civiltà di amore e verità fondata sulla legge naturale iscritta sul cuore dal creatore ed elevata dalla legge di Cristo. Senza dubbio, molta attenzione verrà data ai giovani uomini chiamati ad essere preti e alle donne chiamate ad essere suore e vergini consacrate. Eppure a fianco di questi diamanti nella corona del sacerdozio di un uomo saranno le persone laiche che attraverso di lui scopriranno la vocazione a lavorare per il bene comune come gli intellettuali, gli avvocati, i giudici, i giornalisti, gli insegnanti, gli artisti, i musicisti, i sindacalisti – e i politici cattolici.
La missione è solenne nella sua grandezza, nelle sue esigenze– e nella sua urgenza. Il mondo occidentale dai capelli bianchi deve vedere nei giovani preti e nei seminaristi l’inizio dei sacerdoti-guerrieri che si battono per salvare la civiltà: uomini pronti a farsi carico del fardello della leadership, ad essere chirurghi di anime e oratori di fuoco. Poi i primi raggi dell’alba appariranno all’orizzonte quando i fedeli laici guarderanno agli uomini come Cristo, preti con il fuoco di Sant’Agostino e Sant’Ambrogio, che marciano davanti a loro come soldati di Dio che guidano la grande battaglia per la salvezza delle anime e la cultura della vita di cui beneficeranno uomini e donne, sia Cristiani che non.
Possiamo guardare la storia per le lezioni, l’ispirazione e il coraggio per quello chef u una volta il “Momento Cattolico” quando la Chiesa salvò l’Occidente. Come disse Alcuin of York, uno dei più importanti architetti del rinascimento Carolingio nel 1800 durante quel primo trionfo cattolico, così possiamo affermare oggi: la saggezza del Cattolicesimo e il suo potere per la costruzione della civiltà superano tutte le altre cose che siano mai esistite, che esistono e che esisteranno nel futuro. Abbiamo solo bisogno di essere noi stessi: veri cristiani, veri sacerdoti. “Se sei quello che dovresti essere, rivoluzionerai il mondo f” (Santa Caterina da Siena)
Le vite dei sacerdoti-guerrieri della storia – uomini con temperamenti diversi come San Bernardo, San Vincenzo di Paolo, San Francesco Xavier e San Pio X – erano sempre una fonte di iniziativa e di ispirazione per il progresso sociale. Prendiamo questi grandi sacerdoti che hanno cambiato la storia come nostri punti di riferimento: forti, energici, con spirito di iniziativa, sagaci, implacabili nel raggiungere il controllo di sé, uomini di preghiera, intrepidi nella più straordinaria evangelizzazione e in prodezze d’avanguardia, intransigenti verso le menzogne e l’ingiustizia.
Dunque il sacerdote deve essere un pioniere che ha uno stile di vita rigoroso di un uomo sulle frontiere selvagge tra questa vita e l’eternità:
“Vivere per le verità eterne, possedere i primi frutti della vita eterna, mentre si fa fronte ad ogni responsabilità pratica e si incontrano le esigenze del momento presente – ecco lo spirito con cui la cultura cristiana vive e per cui è conosciuta. Perché la cultura cristiana implica uno sforzo senza sosta per ampliare le frontiere del Regno di Dio – non solo orizzontalmente aumentando il numero di Cristiani ma verticalmente penetrando nella vita umana e portando ogni attività umana in una relazione più stretta con il suo centro spirituale.”(C. Dawson, “The Historic Reality of Christian Culture”, in Christianity and European Culture, pubblicato da Gerald J.Russello, CUA Press, 1998, p.9-10)
Al radixdell’identità di grandi sacerdoti del passato c’era il Grande Comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo con tuttoil tuo cuore, con tuttala tua anima, con tuttala tua mente e con tuttala tua forza” – questo è ciò che li indusse a “cercare prima il Regno e la giustizia di Dio” coscienti che “tutte queste cose vi saranno sopraggiunte.”(Mt.6:33). Erano tutti uomini di profonda preghiera e ciò li portò di innamorarsi precipitosamente di Dio che a sua volta divenne il terreno per la loro intensa e incessante attività per:
“L’amore è un fuoco che nessun’acqua può estinguere,
nessuna alluvione può far annegare;
per amore, un uomo rinuncerà a tutto ciò che possiede al mondo,
e non penserà alla sua perdita.” (Canzone delle Canzoni 8:7)
Il compito di ricostruire una civiltà cristiana è un compito temibile ma saremo illuminati e galvanizzati nell’azione ricordando come è stata costruita la prima volta. Una civiltà viene costruita o demolita non da forze senza nome ma dalla forza cumulativa delle azioni di individui che esercitando la loro intelligenza e libertà portano al cambiamento.
Prima che ci sia una qualunque rivoluzione sociale, è necessaria una rivoluzione interiore. E’ nell’anima che la storia viene cambiata: in quel santuario segreto dove tutte le forze politiche, legislative, di polizie e i mass-media di un regime totalitario sono senza potere. E questo santuario è la raison d’êtredel sacerdote.
Perciò nella misura in cui egli esegue il suo triplice ruolo di entrare nel santuario con le verità della Fede, santificarle con la forza della vita divina e guidarle all’union con Dio nel Corpo Mistico di Cristo, egli è il costruttore primario ed insostituibile della civiltà.