L’Identità del Sacerdote nella Messa Tradizionale in Latino
Per secoli, la cerimonia di ordinazione ha detto chiaramente che i sacerdoti devono essere uomini armati di virtù e sacralità, che “conservano…. conducono con integrità una vita casta e santa” (Citato in Michel Andrieu, ed., Le pontifical de Guillaume Durand), completamente identificati con il Cristo eroico il cui sacrificio essi hanno il privilegio di trasmettere misticamente quando salgono i gradini che portano al sacro altare:
“Divenite consapevoli di ciò che fate; imitate ciò che gestite; cosicché, celebrando il mistero della morte del Signore per amore di tutti gli uomini, voi abbiate cura di mortificare il vostro corpo trattenendolo dai vizi e dalle concupiscenze. Permettete al vostro insegnamento di essere una medicina spirituale per il popolo di Dio; permettete che la fragranza della vostra vita sia una gioia per la Chiesa di Cristo; cosicché tramite la predica e l’esempio voi possiate costruire la casa, che è la famiglia di Dio; che né noi per avervi avanzato, né voi per aver intrapreso un incarico così grande, potremmo meritare di essere dannati dal Signore, ma che, piuttosto, potremmo meritare una ricompensa. Possa Egli concedercelo con la Sua grazia.” (Citato in Michel Andrieu, ed., Le pontifical de Guillaume Durand)
Dunque, il sacerdote è chiamato ad unire sé stesso al Cristo eroico del Sacrificio che diede il suo corpo per la salvezza dell’umanità. Come alter Christus (un altro Cristo),l’immagine sacramentale del Salvatore, la sua anima è sigillata da un carattere sacro. Lui solo ha l’autorità, derivata da Cristo tramite i successori degli apostoli, per intercedere per il perdono e l’espiazione dei peccati. Le sue mani non sono più quelle di un laico: sono state consacrate con olio sacro di modo che egli possa entrare nel santuario ed essere vicino almysterium tremendum et fascinans.
Di conseguenza, il suo ruolo è unico e indispensabile. Solo lui è necessario perché abbia luogo il sacrificio della Messa. Entra nel santuario, sale per i gradini dell’altare, verso Dio dato che egli è il solo chiamato all’ordinazione a stare di fronte alle persone come loro rappresentante, come mediatore tra loro e l’Onnipotente. Il suo ruolo di mediatore implica il senso vibrante della sua responsabilità morale come padre spirituale. Perché egli ha sentito non solo la chiamata di Dio ma del popolo di Dio: “Vieni con noi, e sii per noi un padre ed un prete…. E il cuore del prete fu lieto; egli…andò tra le persone”(Libro dei Giudici 18:19-20). La gente dietro di lui era divenuta i suoi figli e le sue figlie spirituali ‒ laddove “spirituale” è reale tanto quanto “biologico”! Come padre spirituale è chiamato a ricoprire il ruolo mascolino e coniugale di procreatore, prestatore e protettore.
Come procreatore è chiamato a popolare il Paradiso trasformando la sua persona nella mistica ma sempre così reale continuazione della persona di Cristo, l’unico e solo salvatore dell’umanità che comunica agli uomini la vita soprannaturale che è assolutamente necessaria per raggiungere la salvezza eterna. “Con la legge del celibato, il Sacerdote, piuttosto che perdere il dono e l’ufficio della paternità, lo accresce all’infinito, giacché se non genera una figliolanza a questa vita terrena e caduca, la genera a quella celeste ed eterna.” (Papa Pio XII, Menti Nostrae) Dà la nuova vita alle anime attraverso il battesimo; la rafforza tramite gli altri sacramenti e la rievocazione mistica della fonte di tutta la vita sacramentale, il Sacrificio del Calvario.
Come prestatore egli rende disponibile sia il “Pane della Vita” (Gv 6:35) “affinché chi ne mangia non muoia” (Gv 6: 50) e “le parole di vita eterna” (Gv 6: 68).
Ma il sacerdote deve anche essere protettore. Il Rito Antico rende abbastanza chiaro che quando si trova sull’altare alla testa del suo popolo rappresenta Cristo come vir ‒ e Cristo per gli uomini medievali, che fossero cavalieri o preti, era il modello supremo di virilità. Gli scrittori di quel tempo lo resero trasparentemente chiaro. Per esempio, la poesia del quattordicesimo secolo The Vision of Piers Plowman lo ritrae come un guerriero magnifico che cavalcò la battaglia per combattere le forze del Male per la salvezza umana. La poesia dell’ottavo secolo The Dream of the Rood [Cross] afferma che sul Calvario “il giovane guerriero si spogliava– Lui, Dio Onnipotente – forte e robusto; montò alte forche, audace davanti alla folla, deciso a sciogliere i legami dell’uomo”.
Mentre si trova in apparente isolamento sull’altare assorbito dalle sue funzioni, il sacerdote comunica a tutti i presenti un chiaro messaggio subliminale. La sua personalità è completamente al servizio del Re. Egli deve scacciare ogni tendenza latente all’esibizionismo e al narcisismo, e in effetti il rituale lo aiuta a realizzare tutto ciò subordinando incessantemente la sua persona al suo ruolo di rappresentante mistico del Redentore. Senza sosta, attraverso le preghiere che gli impone di dire in privato, prima, durante e dopo l’atto sacro, l’Antico Rito stabilisce un elevato standard caratteriale. La sua etica che enfatizza la Messa in quanto Sacrificio di Cristo e il sacerdote come Alter Christus configura il sacerdozio come una vita di sacrificio. L’ascetismo per amore dell’identificazione mistica con colui che rappresentano deve essere intessuto nella vita quotidiana del sacerdote. La paternità sacerdotale e il suo rovescio della medaglia, il celibato, è un ideale mistico resto possibile dal potere sacramentale e dall’autogestione impregnata di grazia.
Le preghiere datate intorno all’anno 1000 sollecitano il sacerdote a vestirsi prima della Messa per dedicarsi alla Guerra spirituale: “Piazza, Signore, l’elmo della salvezza sulla mia testa, perché io possa superare gli attacchi del demonio”. Il rito lo avvisa del suo bisognodi questa prontezza al combattimento facendogli ricordare il fatto che è un peccatore. Prima di salire per i gradini all’altare, si inchina, riconoscendo umilmente il suo peccato pregando il Confiteor e quasi l’unica volta in cui il cerimoniale gli permette di essere udibile durante il sacro Canone è quando afferma di essere “indignus famulus tuus”.