Un giovane intellettuale, convertito al Cattolicesimo, Carl Wolk, in un sagace articolo intitolato “Nominalism And The Possibility Of A Modern Liturgy” ( https://onepeterfive.com/nominalism-possibility-modern-liturgy/) di cui si citano alcuni estratti in questa pagina, annotò la seguente dichiarazione da una lettera ad un amico da C. S. Lewis sulla Modernità:
“Quello che dici sullo stato attuale dell’umanità è vero: addirittura, è anche peggio di quello che dici. Perché essi trascurano non solo la legge di Cristo ma anche la Legge della Natura che era conosciuta dai pagani. Perché non arrossiscono di fronte all’adulterio, al tradimento, alla falsa testimonianza, ai furti ed altri crimini che non dico neanche i Dottori Cristiani, ma che gli stessi pagani e barbari hanno denunciato. Sbagliano coloro che dicono ‘il mondo sta diventando di nuovo pagano.’ Magari fosse così! La verità è che stiamo andando in una direzione di gran lunga peggiore. ‘L’uomo post-Cristiano’ non è lo stesso uomo ‘pre-Cristiano.’ Ne è lontano come la vergine dalla vedova: non hanno nulla in comune eccetto la mancanza di una moglie; ma c’è una grande differenza tra una sposa futura ed una sposa persa.”
Carl Wolk spiegò come segue il suo accordo con il pensiero di C. S. Lewis:
“Ora, certamente ci sono state cose belle e vere nel mondo moderno, ma non sono fluite cose belle e vere dalla modernità, quello spirito che ha motivato il movimento del mondo moderno, dal momento che questo spirito si è sempre fatto nemico della fede. Qualora un particolare filosofo avesse rifiutato la Fede, questi condivideva per lo meno un lignaggio filosofico o teologico alla base di questo rifiuto. Quindi, l’inculturazione era possibile in un mondo pre-cristiano in un modo che non è possibile nel mondo post-cristiano, perché mentre il primo era non-cristiano, il secondo è anti-cristiano. […]
Per capire questo disastro, dobbiamo cominciare, al massimo, dal quattordicesimo secolo con William di Ockham, che pensava che le forme metafisiche sottostanti la realtà non esistessero. Per Ockham, quando parliamo di umanità, intendiamo solo un nome per descrivere molti individui che sotto osservazione sono molto simili. Non vi è una comune natura umana che essi condividono. Questo significa che non c’è nulla di essenziale alla natura di alcune essere; in effetti, la natura di una cosa è una finzione meramente linguistica. Non ci sono definizioni fisse e non c’è possibilità di capire l’essenza delle cose. Da questa negazione dell’ontologia deriva una negazione della teleologia. Se una cosa è priva di una natura, è priva di un fine, poiché lo scopo di una cosa deriva dall’essenza della cosa. Lo scopo finale dell’uomo è la visione beatifica perché l’uomo è un essere intellettuale. Questo nominalismo divenne la base per quasi tutto il pensiero occidentale da allora in poi. Solo la Chiesa, per la maggior parte del tempo, ha evitato la trappola. […]
Ancora più importante per i nostri propositi qui è la conseguenza di questa negazione mentale. Quello che esiste nella mente dell’uomo finisce per esistere, attraverso le sue azioni, nella realtà. Se la mente moderna è come “melma,” secondo Hilaire Belloc, incapace di fare distinzioni appropriate tra gli esseri, di identificare la natura degli esseri, o percepire le finalità proprie degli esseri, allora questo verrà prodotto nella realtà. Dunque, poiché l’essenza del matrimonio non esiste nella mente dell’uomo moderno, non esiste neanche nella realtà. Il “matrimonio omosessuale” non è un cattivo matrimonio; semplicemente non è un matrimonio. La finzione nella testa si traduce in una finzione nella realtà.
Inoltre, se l’intera visione dell’uomo moderno è stata romanzata dal nominalismo e dalle sue conseguenze, così la cultura intera dell’uomo moderno sarà romanzata per le stesse ragioni. Ora, gli obiettivi propri dell’intelletto sono universali, per esempio le essenze, le nature, le forme, ecc. Così, se il nominalismo nega l’esistenza di queste cose, allora una mente nominalista non ha una cattiva conoscenza; semplicemente non ha una conoscenza. Ugualmente, una cultura costruita dalla mente dell’uomo moderno non è una cattiva cultura; semplicemente essa non è una cultura.
Quindi, non possiamo semplicemente dire che dove sono implicati la religione, il soprannaturale e il teologico, possiamo ignorare la modernità, mentre dove sono implicate l’etica, il naturale e il filosofico, possiamo ascoltarla. Ockham distrusse la natura, e distruggendo la natura, distrusse la cultura. E questo grande distruttore ha generato un Leviatano filosofico che si è realizzato nel suicidio intellettuale del XX secolo.
Dunque, non vi è cultura con cui acculturare la Chiesa. I vecchi segni liturgici erano radicati nella natura. Ogni nuovo segno liturgico sarebbe artificioso e artificiale. Sarebbero il prodotto della rivoluzione nominalista. Non possiamo trovare forme che parlino all’uomo moderno, perché le forme nella mente dell’uomo moderno non sono vere forme. Sono confusione. Kant è nella sua testa, ma non possiamo parlargli nel linguaggio di Kant, perché il linguaggio di Kant è falso. Il culto evangelico è nella sua mente, ma non possiamo parlargli nel linguaggio del culto protestante, perché è falso. D’altro canto, le vecchie forme sono forme profondamente eterne, perché esistono come divine idee nell’intelletto di Dio.[…]
Il simbolismo di questi atti non è indifferente, dipende solo dalle associazioni culturali di vari uomini. Piuttosto, i simboli sono radicati in natura; se un’epoca rigetta la natura, abbandona la sua abilità a creare veri simboli che sono basati su qualcosa di più del mero contratto sociale.
Quindi, cosa fare? C’è una sola opzione. Dobbiamo imparare ad inginocchiarci davanti al re divino, anche se non ci siamo mai inginocchiati prima di fronte ad un re umano. La liturgia è sempre stata strana, poiché ha sempre coinvolto quel salto di analogia dall’umano al divino.Oggi, è ancora doppiamente strana. Oggi, il mondo post-cristiano ha rubato i nostri analoghi naturali per le cose divine. Pertanto, non sappiamo perché ci inginocchiamo, perché accendiamo candele o facciamo bruciare l’incenso.
Questa è la sfida di essere Cattolici nel ventunesimo secolo, ma penso che sia anche una grande gioia. Quando riscopriamo la Fede oggi, facciamo come una riscoperta del mondo. Crediamo nel dogma, dopo non aver mai sentito parlare di dogma. Celebriamo le liturgie, dopo non aver mai visto una liturgia. Obbediamo dopo non aver mai davvero obbedito. Mai prima d’ora la Chiesa è esistita in un tempo in cui appariva così diversa dal mondo, e quindi, mai prima d’ora era stata in una posizione migliore per percepire il trascendente di quanto lo sia ora.
La bellezza non salverà tutti gli uomini, ma l’adorazione lo farà.
Per tornare a dove abbiamo iniziato, avremmo potuto cambiare la liturgia per soddisfare le esigenze dell’uomo medievale? Si, e lo abbiamo fatto. Ma possiamo ora cambiare la liturgia per soddisfare le esigenze dell’uomo moderno? No, dobbiamo piuttosto cambiare l’uomo moderno perché possa essere compatibile con la liturgia. Dobbiamo tutti imparare come fare un atto di fedeltà ai re, in modo che possiamo rinnovare la nostra alleanza degnamente alla balaustra. Dobbiamo imparare come accendere le candele in onore della Madonna nella nostra casa, in modo che le comprendiamo quando le vediamo sull’altare. Dobbiamo pregare i salmi all’alba nella nostra camera, in modo che li comprendiamo quando il sacerdote li recita sull’altare. Dobbiamo pregare ed adoperarci per il ritorno della cristianità, in modo da poter riconquistare i nostri analoghi naturali per le cose divine. […]
Tra le distrazioni degli smartphone, dei blog, delle machine, dei grattacieli, dell’industria intensive, e del commercio continuo, dobbiamo ritornare in contatto con il Reale. Questo è quello che ci consente di fare la Messa tradizionale. Questa Messa ci dice che le lampadine elettriche non sono la stessa cosa delle candele, la chitarra non è la stessa cosa del canto, e il business casual non è la stessa cosa dei paramenti sacri.
Il mondo moderno ha rigettato sia il naturale che il sovrannaturale; la Messa tradizionale ci aiuta a riscoprirli entrambi.” (Carl Wolk, https://onepeterfive.com/nominalism-possibility-modern-liturgy/)