Gli Ignaziani non solo recitano il Santo Sacrificio della Messa secondo la liturgia romana classica, ossia la “Messa delle Epoche” (definite “Forma Straordinaria della Liturgia Romana” nel Summorum Pontificum da Papa Benedetto XVI) ma lo venerano, ponendolo insieme al resto della liturgia tradizionale alla base della loro determinazione ascetico-mistica, ossia la spiritualità.
Gli Ignaziani saranno ordinati al sacerdozio secondo il rito antichissimo, avendo raggiunto quel giorno glorioso salendo attraverso gli ordini minori, e promuoveranno attivamente la conoscenza e l’amore per il rito antico.
Perché gli Ignaziani Venerano la Messa Tradizionale in Latino: La Rivoluzione in Corso
Il Cattolicesimo, nella sua essenza, è la rivoluzione della Croce perché è il prolungamento dell’azione del Dio-Uomo che, nel calvario, vinse la vittoria finale nella Guerra per la distruzione del potere di Satana sull’umanità.
Nonostante ciò, questa guerra continuerà fino all’ultima ora dato che Satana non cesserà mai di “agire nel mondo con odio per Dio e il Suo Regno” (Catechism of the Catholic Church, n. 395).
Poiché Dio ha voluto che i Cristiani usassero la loro intelligenza e libertà, potenziati in modo sovrannaturale dalla grazia, per stabilire il Suo Regno, dovrebbe di conseguenza esserci una rivoluzione contro “tutto il mondo [che] giace sotto l’esistenza del maligno” (1 Giovanni 5:19)
Questa rivoluzione deve esplodere prima di tutto nel cuore e nella mente degli individui prima che avvenga una rivoluzione sociale.
Sebbene condizionata dalla libertà dell’uomo, questa rivoluzione Cattolica è, nel suo profondo, sovrannaturale.
È determinata dalla luce soprannaturale e dalla forza scatenata dal sacrificio di Cristo e incanalata, nei secoli, attraverso la sua rievocazione mistica e sacramentale nella Messa.
Ma proprio come nell’Incarnazione il soprannaturale usava la natura, analogamente l’impercettibile potere della Messa ha usato il percettibile potere del “Rito Antico” (la Messa Tradizionale in Latino) per evangelizzare l’occidente.
La struttura della “Messa delle Epoche” ha agito come un potente “mass media” dato che il suo uso non solo della parola ma di una cerimonia arricchita dal linguaggio del corpo, dal simbolismo, dalla musica e dall’arte, ha effettivamente comunicato le verità del Cattolicesimo in un modo tale che hanno creato la visione rivoluzionaria della nuova civiltà nata nel ventesimo secolo: Cristianità.
In modo più rivoluzionario, ma anche più sottile, l’enfasi dell’Antico rito sul sacrificio e la sua mentalità sacrificale hanno rafforzato il senso tipicamente occidentale di verità sviluppato dai più grandi filosofi occidentali come Socrate, Platone, Aristotele, e Aquino, all’interno della visione Giudaico-Cristiana.
La civiltà occidentale, in quanto costruita dalla Chiesa Cattolica, è stata la civiltà che ha sottomesso ogni dimensione della vita– ivi inclusa la religione e le religioni – alla domanda: “Ma è vero?” L’occidente ha poi diffuso questo primato di verità attraverso il pianeta con grande dispiacere della civiltà post-occidentale attuale d’Europa e del continente Americano.
È il primato etichettato come “imperialismo” dalle elite dominanti della “Dittatura del Relativismo” e dei fondamentalismi religiosi. Ed è certamente il motivo per cui entrambi temono l’antica civiltà Cattolica e la Chiesa che l’ha costruita. Perché la verità è certamente intollerante dal punto di vista intellettuale rispetto alla non-verità – che sia in ambito religioso, di studi o di governo.
Una convinzione profonda che la Verità debba essere la Stella Polare dell’azione dell’uomo e della società non può essere sostenuta solo dalla filosofia. La storia insegna, nel tempo, che l’uomo, un’unione complessa di intelligenza, volontà e passioni, può molto facilmente evitare la verità per opinioni arbitrarie.
Perché la verità rimanga al potere sia nell’individuo che nella società, è necessario qualcos’altro ‒ lo spirito di sacrificio. Ma la relazione è reciproca: la capacità di sacrificare richiede anche la convinzione che delle verità assolute e non modificabili esistano.
“Il sacrificio, di cui il martirio è il modello, e di cui la lotta Cristiana è l’espressione, è soprattutto la rinuncia ad un bene legittimo per il beneficio di un bene più alto e grande. Il sacrificio presuppone l’idea di verità e di bontà ed è incompatibile con il relativismo religioso e culturale contemporaneo.
“Esso presuppone una mortificazione dell’intelligenza che dovrebbe piegarsi alla realtà, una direzione esattamente opposta a quella dell’autoglorificazione del pensiero umano che ha caratterizzato i secoli recenti….
“Contro il principio dell’edonismo e dell’autocelebrazione dell’io che costituisce il nucleo del secolare processo rivoluzionario che attacca la nostra società, è necessario contrastare con il principio vissuto del sacrificio.” (Roberto De Mattei, La Liturgia della Chiesa nell’epoca della secolarizzazione (Chieti: Solfanelli, 2015), p. 46. Mia traduzione)
Il Prete come Uomo del Sacrificio per realizzare la Rivoluzione all’interno dell’Uomo e della Società
Nelle pagine seguenti vi è la spiegazione del perché gli Ignaziani si concentrano sulla loro identità e missione attraverso l’azione rivoluzionaria della Messa Tradizionale in Latino.
La struttura stessa della Messa Tradizionale in Latino garantisce che l’Ignaziano sia totalmente concentrato sulla sua natura come la recitazione mistica del Sacrificio Supremo.
La formalità del Rito Antico grida un messaggio chiaro sia ai preti che ai laici fedeli che ai non Cattolici. In quanto laico, lo scrittore inglese, Evelyn Waugh, autore di Brideshead Revisited, che si convertì al Cattolicesimo quando aveva vent’anni, notò:
“Fui attratto [verso la Chiesa], non dalla splendida cerimonia ma dallo spettacolo del prete come un artigiano. Aveva un lavoro importante da fare per il quale nessun altro era qualificato al di fuori di lui. Lui e il suo apprendista giunsero sull’altare con i loro strumenti senza uno sguardo verso coloro che stavano dietro di loro, senza alcuna intenzione di impressionarli.”
In effetti, questo tema del prete come “artigiano” è spesso presente negli scritti di importanti convertiti al Cattolicesimo come G. K. Chesterton, John Henry Newman, Gerard Manley Hopkins, e Hilaire Belloc.
Dunque il rito antico riguarda in modo trasparente l’onore di Dio e la salvezza delle anime – è teocentrico, cristiano-centrico, sacrale – ed è una chiamata alle armi per convertire una società secolarizzata!